Il barbiere di New York con origini tarantine

Parliamo di inizio Novecento, quando gli Italiani in miseria partivano per il Nuovo Mondo con l’ormai storica valigia di cartone, molti tarantini furono costretti ad abbandonare la natia terra per cercare fortuna oltreoceano, tra questi nel 1910 salpò su un transatlantico con biglietti di ultima classe la famiglia Maglie, composta dal capofamiglia Giuseppe Luigi , Maria Immacolata Bleve la mamma e la piccola Santa. Le vicissitudini che accompagnarono l’esodo degli italiani nel Nord America sono note, gli attuali C.A.R.A. sono degli Hotel  in confronto alla durezza ed alle condizioni a cui erano sottoposti gli italiani ad Ellis Island; purtroppo abbiamo abbiamo la memoria corta oppure studiare la storia è considerata una perdita tempo visto il clima di intolleranza che serpeggia nella società attuale. Ci vollero 3 anni  al  buon Giuseppe Luigi, tre anni di solitudine e sacrifici per ricomporre la famiglia, andarono a vivere a Niagara Falls, New York. Il sogno americano di Giuseppe Luigi comincia a concretizzarsi, grazie ad un lavoro ed una casa, nel 1917 nasce Salvatore Antonio Maglie, americanizzato in Sal, era nata una leggenda.

Salvatore è l’unico maschio dei tre figli, cresce in una classica  famiglia italiana di emigranti, il padre comincia come pipefitter (idraulico) prima di aprire un negozio di alimentari; molto attenti a preservare le tradizioni, gli usi ed i costumi della Madre patria ,ma Sal esce fuori dagli schemi, da subito vuole integrarsi nel nuovo mondo.

Lo Sport è un grande strumento di integrazione, Sal coglie subito questa possibilità destreggiandosi con successo nel basket e nel baseball nella squadre scolastiche di Niagara Falls, il Figlio Joe racconta :” Pochi sanno che mio padre era considerato più forte a basket che non nel baseball, gli furono offerte diverse borse di studio per giocare a basket, ma il baseball aveva rapito il suo cuore, rifiutò per poter perseguire il suo sogno” .

Gli inizi di carriera non furono facili, anzi tutt’altro, niente college e per sbarcare il lunario cominciò a lavorare con il padre nel negozio di famiglia  ma nel 1937 il Rochester gli offri la possibilità di lanciare nella International League, nell’estate a seguire viene messo sotto contratto dai Buffalo con una paga di 275$ al mese, tutto questo però lo carica di eccessiva ansia, le prestazione come lanciatore non sono buone e viene retrocesso nella Pony League, una categoria inferiore, pratica usata nel baseball per far imparare il “mestiere” ai più giovani.

Nel 1941 la grande occasione, i New York Giants, squadra Di Major League lo misero sotto contratto, il sogno di Sal ed il riscatto orgoglioso degli italiani in USA stava per concretizzarsi ma…la guerra incombeva. Con alto senso di patriottismo che investì gli americani dopo l’attacco dell’Impero Giapponese a Pearl Harbor anche Sal Maglie si mise a disposizione della Nazione. Ritenuto inadatto ai servizi militari per un problema fisico, fu impiegato nell’industria bellica al servizio della gigantesca macchina da guerra statunitense.

Terminata la Seconda Guerra Mondiale, con il ritorno a casa degli americani sparsi in tutto il mondo, tra cui anche gli atleti professionisti, riparte il campionato di Grande Lega, nel 1945 Sal Maglie gioca nei New York Giants nel ruolo di lanciatore, il ruolo più difficile nel baseball, si disimpegna egregiamente ottenendo un record di 5 vittorie e 4 sconfitte. Sembra l’inizio di una onesta carriera tra i professionisti, ma succede qualcosa che sconvolge tutto.

Dolf Luque, allenatore dei lanciatori per i Giants, convinse Maglie ad accettare un contratto nella Lega Messicana, all’epoca i guadagni non erano quelli attuali ed il buon Sal ritenne opportuno continuare nella off season (ovvero quando il campionato americano è fermo) a giocare. Questo però mando su tutte le furie il board della Major League che riteneva questo un atto illegale e squalificò tutti quei giocatori americani che decisero di giocare nella Mexican League. Joe Maglie mi racconta con molta tristezza questa vicenda :” All’epoca i Proprietari delle Squadre erano i veri e propri padroni dei giocatori, capaci di influenzare la vita di un proprio tesserato anche al di fuori del Campo. Mio padre come tanti altri pagò questo dazio, oggi per fortuna i giocatori professionisti seppur contrattualizzati hanno più libertà nel gestire la loro vita”.

L’esperienza messicana di Sal ha più sfaccettature, da una parte forse l’allontanamento per ben 5 anni dai campionati USA tolsero la possibilità di infrangere il muro delle 200 vittorie e per questo l’inserimento nella “Hall of Fame”, da un’altra parte però fecero conoscere un baseball diverso a Sal, campi molto diversi dai ballpark americani, viaggi in autobus improvvisati su strade simili a mulattiere, addirittura pare ci fosse un campo ai margini di una rete ferroviaria ,quando passava il treno la partita veniva sospesa.Il suo carattere divenne più duro, la sua tecnica di lancio migliorò tantissimo soprattutto con il lancio della curva da tre angolazioni diverse e soprattutto imparò l’arte di intimorire gli avversari che lo sfidavano con la mazza, nel box di battuta.

Dopo una forte protesta dell’associazione dei giocatori e del Pubblico, nel 1949 la squalifica venne revocata dal Commissioner della Major League Baseball Albert Chandler, e per Sal Maglie si riaprirono le porte del Paradiso, salvo passare prima dal Canada per una stagione con i Cubs Drummondville nel Quebec, che grazie ai suoi mirabolanti lanci arriva alla vittoria finale.

Nel 1950 entra nel bullpen* di Durocher di nuovo nei New York Giants, per riprendere quel sogno che sembrava essere  finito sul nascere.

 

* una immediata traduzione potrebbe far pensare ai tori invece altro non è che il luogo dove si preparano i lanciatori  ma nel linguaggio sportivo del baseball  il termine bullpen viene usato anche per indicare il parco lanciatori: in una squadra è necessario avere molti lanciatori per poter affrontare un campionato, in quanto il lanciatore è il ruolo chiave nel gioco difensivo e soprattutto molto usurante sia mentalmente che fisicamente

La Leggenda del Barbiere

Salvatore Maglie ha avuto un ritorno trionfale nella Major League, siamo nel 1950, il suo personale scorer finale registra 18 vittorie e solo 4 sconfitte con una media ERA* di 2,71, numeri da superstar in uno sport, il baseball, basato sui numeri. Ben cinque  shutuots *ed il non troppo lusinghiero record di 23 battittori colpiti, ma  proprio da qui nasce la leggenda  del “Barbiere”

Le ipotesi più accreditate che ho trovato fanno risalire la paternità del soprannome a Jim McCulley, giornalista del NY Daily News, proprio per la solerzia con cui Maglie lanciava palla velocissime sul lato interno quasi all’altezza del mento, come a voler fare la barba agli avversari. Altre ipotesi danno la paternità a Frank Shellenback, pitching coach dell’epoca, per l’abilità di Sal di “tagliare” gli angoli del piatto di casa base, ovvero la precisione dei suoi lanci.

Indipendentemente dall’origine del nome, una cosa è certa, Sal Maglie nella sua strategia di gioco incuteva timore ai suoi avversari con questi lanci veloci vicino al mento ed a completare il suo ruolo di intimidatore, il Barbiere offriva ai suoi avversari uno sguardo truce, mai un pentimento dopo un battitore colpito, non si faceva mai la barba il giorno prima della partita. La prima moglie, Kathleen, che morì nel 1967 disse durante una intervista :” Non capivo  il perchè di questo reputazione  da cattivo  attribuita a mio marito, poi un giorno sono rimasta a casa a vedere la partita, l’ho appena riconosciuto…”

Dopo la sua prima stagione , Sal il Barbiere era una diventato un eroe all’età di 33 anni suonati, ma il meglio doveva ancora venire perchè nel 1951 farà ancora meglio registrando un record di 23 vittorie, risultando il miglio lanciatore della National League addirittura vincitore nell’All Star Game, un’anno trionfale. 

La carriera prosegue ad altissimi livelli, Sal Maglie, italo americano di origine tarantine è sulla copertina di Sports Illustrated, il Barbiere è temuto da tutti persino da battittori come Roy Campanella che  dichiarava  alla stampa di avere gli incubi la notte prima della partita, sapendo che avrebbe affrontato il Barbiere.

Nel 1954 arriva il titolo nelle World Series*, il massimo riconoscimento per un giocatore di baseball professionista, con la casacca  dei Giants contro i Dodgers. Poi la sua carriera prende altre strade prima una parentesi con i Cleveland Indians di due anni in cui la stella di Maglie non brilla al cento per cento, ritorna nella sua New York andando a lanciare per i Brooklyn Dodgers, la famosa squadra di Jackie Robinson il primo afro-americano a giocare in Mlb. Nel 1956 Lancia i Dodgers al titolo di divisione e soprattutto compie il capolavoro, a 39 anni all’ Ebbets Field il 25 settembre 1956 contro i Filadelfia Phillies lancia una NO-HITTER, ovvero una partita in cui gli avversari non solo non riescono a fare un punto, non riescono neanche a fare una battuta valida. Un evento molto difficile nel Baseball, solo i grandissimi ci riescono.

La sua carriera continua nonostante l’età avanzata per un’atleta professionista, proprio a riprova della grande professionalità con cui Salvatore Anthony Maglie affrontava il suo lavoro.

 La sua perseveranza lo porta ad indossare anche la casacca dei mitici New York Yankees, squadra simbolo del baseball nel mondo, il suo logo è secondo solo a quello dalla Coca-Cola. Questo gli vale il posto in un ristretto club, solo 7 giocatori nella storia hanno avuto la possibilità di indossare la casacca delle tre squadre di New York, finirà la carriera nei St Louis Cardinals nel 1958.

L’amore per il gioco lo porterà una volta dismesso guantone e spikes ad intraprendere la carriera di pitching coach ovvero allenatore dei lanciatori, anche in questo ruolo Sal brillerà raccogliendo numerosi ottimi risultati, facendo scorrere tanto inchiostro sulle pagine della cronaca sportiva statunitense. Tanti lanciatori, suoi assistiti durante questo periodo, hanno riscontrato una grande successo nella MLB, tra tutti Sandy Koufax, da molti ritenuto il migliore di sempre, che nel suo libro ricorda gli insegnamenti del Barbiere nell’arte del lancio. Il culmine arriva però nel 1967, Sal è il pitching coach dei Red Sox, che arrivano a disputare le World Series nel 1967 contro i St. Louis Cardinals. Sul monte di lancio due pupilli del Barbiere ovvero Gibson e Longborg per i Red Sox, alla fine vincono i Cardinals. Ma tutti e due i lanciatori, entrati nell’elite dello sport preferito dagli americani, ricorderanno con grande affetto e con grande riconoscimento gli insegnamenti ricevuti, nell’arte del lancio intimidatorio, dal Barbiere. Per la narrativa sportiva americana questo era oro colato da trasformare in inchiostro viste le mille sfaccettature che furono affrontate.

Sal Maglie è una leggenda del baseball americano, il suo stile nel lanciare ha fatto scuola nella storia del baseball, il suo aspetto da duro, il suo volto emaciato era una maschera che indossava soltanto in campo.

Nella vita di tutti i giorni era una persona molto rispettata nella propria comunità, lo stadio di baseball a Niagara Falls porta il suo nome, la condizione di “paisà” in quegli anni in America era una etichetta dura da togliersi, gli italoamericani venivano additati con tono inquisitorio dagli americani ma Sal Maglie seppe far ricredere tutti , nonostante ritornò a giocare in una età avanzata per gli standard del mondo professionistico, un record di 119 vittorie, una media ERA di 3,15 sono numeri pazzeschi. Seppe tramandare la sua arte a tanti lanciatori  che conobbero il  successo grazie al suo repertorio,  si spense a 75 anni il 28 dicembre 1992 nella sua Niagara Falls, New York.

Una storia che può sembrare ostica a chi non conosce bene il baseball, ma mette in luce la determinazione nell’inseguire un sogno, nel perseguire degli obiettivi, una grande storia in cui il brutto anatroccolo diventa un cigno, è vero che nacque in terra americana ma è pur vero che i genitori erano tarantini, la sorella maggiore nacque qui per questo considero Sal Maglie una leggenda tarantina, soprattutto in  un territorio avaro di soddisfazioni e che vuole rilanciarsi anche nel mondo dello sport.

 

 

  • una media che indica i punti guadagnati sul lanciatore dagli attacchi avversari ogni partita, più è bassa più indica la bravura del lanciatore
  • partite complete di nove inning  in cui  gli attacchi avversari vengono tenuti a zero nel punteggio
  • le World Series è la finale che attribuisce il titolo di Campioni del Mondo. La giocano le vincenti della National League e della American League, due leghe della MLB

 

Ringrazio Joe Maglie per la collaborazione


Ulteriori Link per trovare ulteriori curiosità su Sal Maglie:

http://chepalle.gazzetta.it/2015/12/29/ciao-paisa/

https://www.baseballontheroad.com/2014/10/29/sal-il-barbiere/